Dany & Dany, un binomio perfetto per due artiste prolifiche e geniali.
Dany & Dany
L'intervista
Ciao ragazze, ben arrivate qui, su Crosswords - incroci di
parole.
Siete due, siete bellissime e, soprattutto, siete illustratrici
e autrici di graphic novel. Ma non solo. Siete tanto di più.
Ci
raccontate un po’ di voi, della vostra vita privata al di fuori del lavoro?
Ciao a voi e ai lettori del blog. È un onore
essere vostre ospiti in questo spazio, grazie per l'invito.
Siamo Daniela Orrù e Daniela Serri,
in arte Dany&Dany, e lavoriamo insieme da tanti anni ormai che è
meglio sorvolare, per non infrangere l'illusione della giovinezza.
La nostra vita al di fuori del lavoro... è una
domanda che ci costringe ad ammettere che c'è ben poco da raccontare. Vorremmo
fare più viaggi, più movimento fisico e sicuramente leggere più libri; invece
ci ritroviamo sempre dietro a consegne strette, tumulate davanti allo schermo
del computer. Ci rendiamo conto che, detto così, sembra uno schifo totale, ma
la prospettiva cambia un po' se si considera che quello che facciamo è in buona
parte quello che siamo. È come l'aria che respiriamo, non possiamo farne a
meno.
A questo punto, dal momento che siamo due autrici
di super nicchia, troviamo giusto dare un cenno di quello che facciamo ai
lettori del blog.
I nostri lavori a fumetti hanno la forma della
graphic novel e sono legati principalmente a due generi: il cosiddetto shonen-ai,
assimilabile in un certo senso alla letteratura M/M, e l'urban fantasy a tema
vampiri.
Abbiamo pubblicazioni in Italia, Germania, Spagna e Stati Uniti, con
titoli come “Wishing for the Moon”, “Idol”, “The Lily and the Rose”, “Anima” e
la serializzazione di “Dàimones”, tuttora in corso.
Sei anni fa abbiamo esordito come illustratrici
con la trilogia di romanzi fantasy “Iskìda della Terra di Nurak”, scritta da
Andrea Atzori e pubblicata da Condaghes.
Da allora ci sono capitate altre
collaborazioni in questa veste, come quella con Laura Costantini per la serie
di romanzi storici “Diario Vittoriano”, editi da goWare.
Da una quindicina d'anni insegniamo in corsi di
fumetto e recentemente siamo entrate come docenti di disegno e illustrazione
nella Games Maker Academy.
Come vi
siete conosciute e come avete deciso di unire le forze e lavorare insieme?
Ci siamo conosciute in modo molto banale, grazie a
un amico comune, la bellezza di ventitré anni fa. Questo amico comune è Mario
Atzori, noto disegnatore Bonelli, all'epoca anche insegnante di fumetto di una
di noi, Daniela Serri.
L'altra Dany, invece, suonava insieme a lui in una band
grunge scalcinata.
La frase cruciale da parte sua fu: “Sai che conosco una
ragazza che si chiama come te e che fa manga come te?”. Boom! Da lì è nato
questo mostro a due teste che siamo diventate.
Abbiamo iniziato a lavorare
insieme per puro piacere di condividere una passione e mai ci saremmo aspettate
che il connubio sarebbe durato per quasi vent'anni!
Avete frequentato
scuole d’Arte o di Design?
Solo una di noi, Daniela Serri, nel corso di fumetto
di cui accennavamo sopra. Daniela Orrù, invece, è completamente autodidatta.
Entrambe disegniamo e scriviamo fumetti da che abbiamo memoria. Fa parte di
noi, come dicevamo.
Per il resto, veniamo dal Liceo Scientifico e da
Lettere.
Il vostro
tratto è particolare, si ispira a quello di un certo tipo di cartoon o di
manga?
È un tratto influenzato dalla scuola nipponica di
anime e manga con cui siamo letteralmente cresciute fin dai nostri primi anni
di vita, tanto che possiamo dire senza esagerare che faccia parte del nostro
DNA.
Un autore
in particolare che vi ha da sempre ispirato?
Negli anni della formazione abbiamo guardato
soprattutto a maestri come Shingo Araki, Rumiko Takahashi, Masakazu Katsura e
Fuyumi Soryo.
Ma col tempo abbiamo sviluppato un'impronta che è nostra
solamente e abbiamo raggiunto quello che è sempre stato il nostro obiettivo:
combinare la nostra sensibilità culturale, che attinge da Letteratura, Storia,
Arte e Cinema occidentale, con lo storytelling grafico di scuola nipponica che,
tra tutti i linguaggi del fumetto, è quello che a nostro avviso comunica con
maggiore immediatezza e dinamismo le sequenze, le azioni e le emozioni.
Citate un
Pittore/artista che preferite (indipendentemente da quello che vi ha ispirato,
se c’è).
È difficile limitarsi solo a uno, possiamo
permetterci di citare un movimento intero? Amiamo i Preraffaelliti alla follia.
Idem per l’Autore/Libro
preferito
Idem come sopra, anche qui è impossibile
sceglierne uno su tutti, ma non possiamo non citare le Cronache di Vampiri di
Anne Rice (i primi tre romanzi), per il grande valore affettivo: quando ci
siamo conosciute, infatti, eravamo in pieno “trip” coi suoi libri e crediamo
che il segno si sia impresso anche nei nostri fumetti.
Preferite
il Colore o il bianco e nero?
Per il fumetto, il bianco e nero completato
dall'uso dei retini: per noi è il giusto compromesso tra la necessità di
raccontare per immagini e la volontà di non invadere troppo quella dimensione
intima, quasi meditativa, in cui il
lettore è immerso.
Il disegno a colori lo percepiamo troppo “chiassoso” per la
lettura.
Altra cosa invece è l'illustrazione, che secondo
noi rende al massimo col colore. Sarà che deve raccontare o evocare il più
possibile in un sol colpo, mentre il fumetto, essendo arte sequenziale, si
sviluppa in molte battute.
Lavorate
a computer o a mano libera?
Ecco, questa domanda ci dà lo spunto per chiarire
un equivoco molto diffuso: I fumettisti e gli illustratori che lavorano in digitale
lavorano a mano libera. Le due cose coesistono. Quello che cambia è lo
strumento, ovvero una penna grafica al posto della matita, del pennino o di un
pennello, un foglio digitale al posto di uno di carta e così via per il colore.
Ma il lavoro della mano, il movimento, è lo stesso. Il computer è solo uno
strumento utilissimo al giorno d'oggi, grazie al quale puoi risparmiare molti
soldi in materiali e molto spazio, oltre che essere agevolato se lavori per
committenze lontane dalla tua città, perché puoi spedire il lavoro con un
click. Tuttavia, se nell'illustrazione e nel fumetto la scelta tra strumenti
digitali e tradizionali è in genere legata alla preferenza dell'artista, ci
sono lavori in cui l'uso di un programma di grafica è imposto dal committente:
ad esempio ora stiamo realizzando la parte artistica di un videgioco per una
casa di produzione statunitense, la Y-Press Games, e sarebbe impensabile, oltre
che sbagliato, lavorare su carta.
Apparteniamo all'ultima tranche della cosiddetta
“Generazione X”, per cui siamo state travolte in pieno dal passaggio tra mondo
analogico e digitale. Abbiamo iniziato con matita, china, acquerelli, tempere e
acrilici, per poi indirizzarci verso il digitale, sia per le opportunità
professionali che per gli strumenti offerti. Ormai è molto raro che disegniamo
in tradizionale, se non alle fiere di fumetto.
Specifichiamo però che la nostra forma mentis
artistica non è tanto di matrice pittorica, quanto disegnativa: c'è sempre un
disegno definito sotto al colore, nel senso che non è mai quest'ultimo a
definire le forme. Quando c'è, il colore semplicemente completa il disegno.
Amiamo la fotografia, ma possiamo dirci fotografe
esattamente quanto nuotatrici olimpioniche, pur amando nuotare.
Avete
realizzato le copertine de Il Diario Vittoriano di Laura Costantini. Come è
scaturita questa collaborazione tra voi?
La conoscenza con Laura è stato un meraviglioso
dono dei social.
Un giorno di tre anni fa ci contattò su messenger, dietro
suggerimento di un'amicizia comune, per proporci di realizzare alcune
illustrazioni sui protagonisti dei suoi romanzi, Robert e Kiran.
Ci incuriosì
subito, ma dopo aver letto i manoscritti, ci conquistò del tutto (cosa per
niente facile, aggiungiamo). Abbiamo finito per interiorizzare le sue creature
al punto da sentirle in parte anche nostre.
Ci piace pensare che sia anche
grazie a questa magia che Laura sia rimasta entusiasta fin da subito delle
nostre illustrazioni per lei. La sensazione era quasi di essere collegate alla
sua testa tramite un filo telepatico. Pura magia, appunto.
Secondo
voi cosa funziona e cosa no in una cover per libri?
Dipende. La copertina può essere essenziale, a
comprendere solo titolo, autore e casa editrice, nel qual caso c'è davvero poco
da dire: funziona per definizione. Poi ci sono le scelte più concettuali,
quelle che vogliono evocare una suggestione tramite l'immagine di un oggetto,
un dettaglio o un paesaggio.
Ecco, questi elementi visivi secondo noi
funzionano solo se intimamente legati alla storia, non sono cioè dei jolly
applicabili a mille altri titoli, come spesso accade. Ma i rischi maggiori si
corrono quando si vuole inserire un essere umano, peggio che mai un volto,
perché chi tiene in mano il libro si aspetta che la persona raffigurata sia un
protagonista, che ne abbia cioè i tratti somatici, gli abiti, l'atteggiamento,
tutto.
Invece spesso capita che l'elemento umano appaia quasi giustapposto,
magari goffamente rimaneggiato con un programma di grafica, denunciando o un
“voglio ma non posso” da parte della casa editrice, o la volontà di
accalappiare il lettore con una bella foto che poco ha a che vedere con
personaggi e storia.
L’avvento
dei social network, Facebook specialmente ha favorito o complicato le cose per
voi ?
Dobbiamo dire che per ora ha più facilitato che
complicato. I social mettono in contatto le persone e i contatti sono alla base
del nostro lavoro.
Cover
libro di carta, cover libro digitale: c’è differenza e se sì quale?
L'unica differenza tra edizione stampata e
digitale in realtà non riguarda tanto le cover quanto le tavole a fumetti,
perché può capitare che siano stampate su carta uso mano o comunque con una
certa porosità per cui sia i neri che i retini rischiano di espandersi
impastando il disegno. È un problema che ovviamente non esiste in digitale.
Siete
autrici di Graphic Novel di discreto successo. Ce ne volete parlare? Come sono
nate, sviluppate e poi realizzate? Chi decide la trama? Chi fa lo storyboard?
Chi crea le illustrazioni? Insieme oppure ognuna ha un ruolo specifico?
Parlateci un po’ dei vostri personaggi e delle storie, dove possiamo trovarle e
leggerle.
Oltre ai titoli già citati, la maggior parte dei
quali disponibili solo in lingua inglese purtroppo, al momento siamo all'opera
sulla serializzazione di “Dàimones”, una storia Urban fantasy a tema vampiri,
di cui trovate il primo ciclo narrativo, “Prima Lux”, sia in edizione stampata
che digitale, la prima su passengerpress.com, la seconda su Amazon.
Ora stiamo
lavorando al nuovo ciclo, “Vis Arcana”, che uscirà con le stesse modalità,
prima in ebook e poi su carta.
Estratti da Daimones - Vis Arcana |
Direte voi, di vampiri se ne ha fin sopra i
capelli, no? Sono stati raccontati e triturati in tutte le salse, perché mai
decidere di gettarsi in questo calderone sovraffollato? Perché pensiamo di
avere qualcosa di nuovo da dire agli amanti del genere, con un universo
originale e speriamo altrettanto interessante. E anche perché al cuor non si
comanda: amiamo da sempre la figura del vampiro e il fatto che sia presente fin
dalla notte dei tempi nelle leggende e nei racconti delle più disparate
culture.
Riguardo al come creiamo, quando lavoriamo su una
nuova storia a fumetti, cominciamo con un bel brainstorming intensivo per
fissare personaggi e punti chiave della narrazione.
Quando tutto sembra
funzionare passiamo alla sceneggiatura, che scriviamo a quattro mani, per cui è
difficile dire chi ha scritto cosa. In effetti il nostro lavoro è in linea di
massima equamente diviso, laddove nel mondo del fumetto ci si aspetta invece
che dei due nomi in copertina uno appartenga allo sceneggiatore e l'altro al
disegnatore.
Sulle nostre sceneggiature possiamo dire che sono
concepite a maglie larghe, nel senso che di ogni scena ci limitiamo ad
accennare l'ambientazione, l'azione e una suddivisione flessibile in tavole.
Non descriviamo mai ogni singola tavola e vignetta, per non rimanere
intrappolate in decisioni aprioristiche che mal si adattano al disegno.
In
questo modo, lo storyboard diventa un necessario complemento alla sceneggiatura
e noi possiamo prolungare al massimo la fase più creativa e libera, che si
esaurisce invece quando arriviamo al disegno “in bella” sulle tavole. Sembra
una beffa, ma la fase più lunga e faticosa è proprio quella che in buona parte
è la più “costretta”.
Qui il margine creativo sta più che altro nel definire i
dettagli, nel mettere a fuoco, ma il resto è già stato creato e vissuto nelle
fasi precedenti.
Come dicevamo, lavoriamo sempre fianco a fianco in
un rapporto continuo di scambio e divisione. Ciò che non è assolutamente
interscambiabile è il disegno dei personaggi: se una di noi si occupa di Tizio
e Caio, ad esempio, lo farà per tutta la storia. Infatti, anche se abbiamo
stili che si sposano bene tra loro, se trasgredissimo questa regola assoluta,
si paleserebbe la differenza tra le nostre due “voci”.
Un
consiglio a chi si avvicina al vostro lavoro.
Quello che diciamo sempre ai nostri allievi è che
per fare questo lavoro serve innanzitutto un serbatoio inesauribile di passione,
perché senza è difficile, se non impossibile, sopportare il grande sacrificio
in termini di tempo e fatica che occorre per raggiungere gli obiettivi
professionali. Altra cosa non facile è essere pronti a non sentirsi mai
“arrivati” e al sicuro. Bisogna sempre mettersi in discussione e affrontare le
inevitabili delusioni come momenti di crescita e non di sconfitta.
Progetti
futuri?
Per ora restiamo all'opera sulla serie a fumetti
di “Dàimones”, di cui vi invitiamo a restare aggiornati seguendoci su FB
alla pagina Dany&Dany e sul profilo
Instagram dany_and_dany.
Oltre al ciclo narrativo di “Prima Lux, ne sono
previsti altri tre: “Vis Arcana” (di cui stiamo disegnando le tavole), “Clavis
Aurea” e “Aetheria” (che per ora esistono solo in sceneggiatura).
Nel frattempo, proseguiremo a lavorare sul fronte
videogiochi. È appena uscita la demo gratuita di “Gods of Love”, una visual
novel di genere otome (un dating sim, in pratica) di cui abbiamo curato la
parte artistica e che uscirà come gioco completo nel 2020.
Se siete curiosi,
potete trovare la demo giocabile e gratuita su kickstarter qui
Sogni nel
cassetto?
Viaggiare di più per il mondo, viaggiare e
viaggiare. Perché a viaggiare con la fantasia siamo bravissime, ma per il
resto...
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