La nostra Giada ha intervistato Anna Chillon, scrittrice di grande talento che spicca nel panorama del Self Publishing
L’autrice
Anna Chillon nasce a Modena, intraprende studi matematici diplomandosi come ragioniera ed esercitando per anni in tale ambito, pur coltivando da sempre la passione per la scrittura.
Di giorno contabile e di notte autrice, spinta dalla voglia di mettersi in gioco, nel 2010 decide di rendere pubblici alcuni scritti tramite un suo blog di racconti. Da ciò riceve il giusto incentivo per dedicarsi alla stesura di romanzi a carattere urban fantasy, storico e romance.
La sua ultima fatica è "Agata. Duro da amare" capitolo finale della Trilogia Pietre preziose.
L’intervista
Ciao Anna, grazie per averci concesso questa intervista.
Comincio subito domandandoti:
Da Marsiglia a Roma passando per Parigi fino alle brughiere inglesi, le ambientazioni dei tuoi romanzi sono sempre varie e molto particolari; leggendo mi sono chiesta molte volte se fosse la città ad ispirare la storia o se, viceversa, ad ogni nuovo romanzo cercassi luoghi particolari che ben rappresentassero i concetti e atmosfere di ciò che stavi scrivendo?
Buona la seconda: prima si affaccia alla mia mente la storia e solo dopo penso al luogo in cui collocarla in base all'atmosfera che voglio creare. Per Alakim cercavo il classico “porto di mare”, una città interculturale in cui potessero approdare persone di ogni tipo e dove potesse essere plausibile una buona dose di trasgressione. Robby ha suggerito Marsiglia e mi è sembrata subito perfetta.
Per “Nobili parole, nobili abusi” non occorreva nemmeno starci a pensare: la nobiltà inglese dava un’ottima connotazione al carattere di Terence Ibelin Cristopher Woodstock, nobile e temibile conte di Leicerhampton.
La trilogia “Pietre Preziose” invece avrebbe potuto essere ambientata altrove, ma desideravo che Giada (protagonista del primo volume) fosse una ragazza tutta italiana in cui la lettrice si potesse identificare e ho trovato romantico utilizzare Roma come scenario da molti già conosciuto. Giunta poi al terzo volume, mi sono dovuta allontanare dalla città per spostarmi un po’ verso le montagne… d'altronde dove altro poteva vivere un grosso “orso” intrattabile?
Editing, un valore aggiunto o una dolorosa necessità ? In una scala tra chi sostiene sia fondamentale per la buona riuscita di una pubblicazione e all'opposto chi invece sostiene sia una formalità o addirittura un modo per spillare denaro ai giovani scrittori, tu dove ti poni? Hai un editor? Che tipo di rapporto avete e come vi siete scelti?
Necessità assoluta. In primis perché l’editing è il miglior maestro di un autore, ovvero l’unica cosa che ci può salvare dal ricadere in errori di cui non siamo coscienti. In secondo luogo, non bisogna pensare che il lettore possa sorvolare con leggerezza sui piccoli errori: se teniamo al nostro scritto dobbiamo fare tutto il possibile (nei limiti di quanto possiamo permetterci) affinché risulti una sinfonia senza note dissonanti.
Sono convinta che una rilettura da parte di terze persone sia indispensabile per qualunque scritto. È inevitabile che altre persone vedano ciò che all'autore sfugge, e qualcosa che sfugge c’è sempre. Garantito.
Un romanzo è fatto di tante parole, tanti pensieri, tante correzioni: a forza di rileggerlo capita che la mente dell’autore ripeta frasi a memoria e che l’occhio non riesca a rilevare il refuso o l’errore vero e proprio.
Detto questo, il primo editing sui miei romanzi viene fatto da me personalmente secondo un metodo preciso: ascolto un capitolo letto dal computer (un buon metodo per trovare errori che l’orecchio percepisce meglio dell’occhio), lo rileggo editandolo, lo riascolto, lo ricorreggo e se necessario lo ascolto una terza volta. In realtà potrei andare avanti all'infinito, alcune volte è davvero così, ma cerco di fermarmi prima di impazzire.
A quel punto subentra Robby, mio marito, che compie un lavoro ben più profondo di una correzione di bozze. Lui si concentra in particolare sulla fluidità della storia e la scorrevolezza delle frasi, oltre che sugli errori. Taglia e cuce, mi censura e mi chiede di aggiungere, dando un punto di vista maschile più attento alla concretezza.
Avviene quindi un’altra correzione da parte mia sulla base dei suoi commenti e poi una correzione congiunta dei punti sui quali dobbiamo discutere.
Ma ancora non basta.
Viene finalmente il momento di presentare il romanzo alle beta-reader.
“Duro da amare - Agata”, come altri miei romanzi, è stato riletto da 4 beta diversissime tra loro (Sylvia, Veronica, Fiorenza e Lulu), due autrici e due lettrici incredibili, ciascuna importante a modo suo e tutte persone stupende.
C’è chi è collega e confidente di paure e gioie del self-publishing, chi ha un occhio spietato per i tasselli che non combaciano, chi è una formidabile cacciatrice di allitterazioni, ripetizioni e refusi, e chi conosce regole della grammatica italiana di cui è difficile perfino sospettare l’esistenza.
Da queste ragazze imparo sempre.
A farci trovare sono stati i romanzi, i miei, i loro, e la passione per le stesse letture.
Siamo distanti, con qualcuna ci sentiamo di frequente, con qualche altra di rado, siamo tutte impegnatissime, ma la loro generosità mi sorprende ogni volta. Grazie ragazze!
Questo è ciò che posso dire in base alla mia esperienza, un equilibrio al quale sono giunta negli anni, ma sono sicura che l’editing sia per ciascun autore un percorso tutto curve, frenate e accelerate, per cui ognuno avrebbe qualcosa di diverso da dire.
Provare a definirti in un unico genere è impossibile. Hai spaziato dal, paranormal, allo storico dalle marcate sfumature dark, passando dai racconti per giungere fino al contemporary romance, significa che non poni limiti al tuo desiderio di esplorare e sperimentare diversi generi narrativi o è più un esercizio di stile, un voler mettersi alla prova?
Direi che è più un “va’ dove ti porta il vento”. Mi piace sperimentare, ma non lo faccio per mettermi alla prova, è solo la voglia di assaggiare qualcosa di diverso che mi porta a balzare da un genere all'altro.
Il mio preferito però resta l’urban fantasy, un contesto in cui tutto è possibile e in cui non esistono limiti alla fantasia. Infatti, è proprio con questo genere che mi sento davvero libera di esprimermi.
Nelle serie scritte da te nulla sembra lasciato al caso, anche a distanza di tre libri, piccoli dettagli che parevano messi lì a caso trovano l'evolversi della storia un posto preciso e molte volte altamente simbolico. Mi chiedevo se ciò arrivasse dal fatto che tu hai già tutto pianificato in testa o se invece scrivi di getto e fai in modo di far quadrare il tutto?
Capitano entrambe le cose. I dettagli funzionali alla trama sono inseriti intenzionalmente e non possono mancare. Da essi poi, accade che si generino risvolti imprevisti, com'è accaduto per il difetto di Agata che inizialmente doveva condurla soltanto alla casa nel bosco, ma poi l’ha condotta ben oltre.
Mi succede anche di seminare particolari “accidentali”, buttati lì per caso, che in seguito mi offrono uno spunto dal quale far evolvere la vicenda. A volte sono perfino personaggi veri e propri che rispuntano in una scena successiva.
Niccolò, ad esempio, non era previsto nella traccia iniziale di Giada, e invece ha preteso un ruolo tanto influente da ottenere un romanzo tutto suo.
Idem per il magnaccia Grigoriy in Alakim, ormai presente in qualunque capitolo della serie. Se rileggo la prima scena in cui fa la sua comparsa, riesco ancora ad avvertire quanto poco contassi su di lui: ne ho scritto con disprezzo e disinteresse, sono stata fredda prevedendo di gettarlo alla prima occasione. Invece ha resistito, il bastardo! Mi ha fatto capire che non si era affacciato alla mia mente per caso, è un osso duro e io ne sono felice perché anche lui incarna un aspetto importante di Alakim, quello più crudo e terreno.
Insomma, come avrai capito, partendo dalla traccia iniziale del romanzo mi lascio poi trasportare facendo in modo che la mente sia libera di girare il proprio film. Fin dal principio so dove voglio arrivare e quali mezzi usare, ma quel che posso trovare strada facendo è tutto da scoprire anche per me.
Mi piacerebbe sapere quale, tra tutti i protagonisti maschili cui hai dato vita, è quello di cui sei più innamorata, il tuo preferito diciamo. E tra le protagoniste femminili quale ti rappresenta di più.
Per i personaggi maschili non ho nessun dubbio: sono innamorata di Alakim, ovviamente.
È il più complesso, quello che richiama i nostri conflitti interiori, le nostre sofferenze: lui li vive sulla sua pelle eppure non si arrende mai, essendo fatto di pura volontà , con una visione del mondo che non si sofferma ai limiti dell’essere umano. Questo contribuisce a renderlo bastardo e cinico, ma so che nel profondo sarebbe capace di altruismo… se solo lo volesse!
Scegliere una protagonista è più difficile. I personaggi femminili mi somigliano più che altro nei loro difetti, direi comunque che tra tutte è Nicole quella che meglio mi rappresenta con il suo essere compulsiva, il suo senso di colpa e di inadeguatezza, la sua incapacità di credere in ideali preconfezionati e il suo debole per il lato oscuro.
In pratica i miei personaggi femminili possiedono tutti i difetti che ho e i miei protagonisti maschili invece, tutta la forza emotiva che vorrei!
Ultima cosa. Con Alakim ci hai lasciato in sospeso, terminata la trilogia delle gemme ti dedicherai al tuo angioletto, oppure hai un nuovo progetto? Per quanto io muoia dalla voglia di avere tra le mani il nuovo libro di Alakim e compagnia bellam so per esperienza che una creatura eclettica e sorprendente come te potrebbe stupire tutti con effetti speciali magari scrivendo un fantasy o persino un horror…sappi che in qualsiasi caso noi siamo pronti a leggere!
Grazie di cuore per la fiducia nei miei esperimenti, ma niente horror per il momento. Confermo però che ho un dark romance puro, fermo alla cinquantesima pagina, pronto per essere ripreso, ed essendo il genere da me più amato dopo l'urban fantasy, avrei molta voglia di buttarmici per esprimere al meglio la mia vena sadica.
Tuttavia, sento che è giunto il momento di Alakim, non solo per le tante richieste, ma soprattutto per un’esigenza personale.
Per qualche ragione, Alakim mi risucchia e mi spreme più di qualunque altro scritto, tirando fuori cose che ho seppellito nel mio inconscio. Ciascun volume è per me una vera catarsi, è anche questo il motivo per cui ho rimandato la stesura del quarto capitolo.
Adesso però sono pronta a imbarcarmici un’altra volta: è giunta l’ora di aprire un’altra porticina dentro me stessa!
Un caro saluto a tutti e grazie infinite, Giada, per lo spazio che mi avete dedicato!
Grazie a te Anna per il tempo che ci hai riservato!
Intervista: Giada
Editing: Ada
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