Ringraziamo Loredana Falcone e Laura Costantini per aver risporto alle domande della nostra Amneris
L'autore
Laura Costantini e Loredana Falcone, sono romane, hanno
superato gli anta e lo hanno fatto accompagnando ogni traguardo, vittoria o
sconfitta nella vita, scrivendo.
Laura è giornalista, Loredana ha scelto la
famiglia. Laura ama leggere di tutto, Loredana pure, ma cestina parecchi
romanzi senza alcun riguardo.
Laura ama colorare mandala, Loredana pure, ma ha
pochissima pazienza. Laura ama l'opera lirica, Loredana no.
Loredana ha
iniziato Laura alle serie tv, ma ama il binge-watching mentre Laura preferisce
centellinare.
Hanno cominciato a scrivere insieme nel 1978. Cominciano a
pubblicare nel 2008 (quando si dice prendersi i propri tempi di maturazione).
I
loro ultimi titoli sono: "Una voce
nella nebbia" edito da Il Vento Antico; "Se non avessi più te" il loro primo romanzo indie cui
hanno fatto seguito "Rosso
violento" e "Verde
profondo", primi due capitoli della trilogia Noir a colori, sempre da
indipendenti; l'ultima uscita è l'eco-thriller "Blu cobalto" per dei Merangoli Editrice.
L'intervista
Ciao Laura, ciao Loredana,
Grazie innanzitutto per averci concesso
questa intervista.
D:
Voi siete uno dei rarissimi casi di scrittura in
coppia. In Italia erano famosi Fruttero & Lucentini, e Sveva Casati
Modignani, quando ancora il marito giornalista era in vita. E adesso voi. Volete raccontarci come vi siete conosciute,
incontrate nella scrittura e “abbinate” in un così ben articolato connubio? Qual
è stata la “scintilla che vi ha unito e vi ha permesso di proseguire in questa
avventura insieme”?
R: Quando
abbiamo cominciato ad affacciarci nel mondo editoriale sembravamo una rarità ,
poi abbiamo scoperto che di "collettivi di scrittura" a quattro o più
mani ne sono sorti parecchi. Ci piace ricordare Lanteri e Luini, Tersite Rossi,
Soprani e Corella. Perché, come diceva un giovanissimo Accorsi anni fa, "du gust
is meglio che uan". Scherzi a parte, ci siamo conosciute sui banchi di scuola,
al liceo. Ci siamo abbinate prima di tutto come amiche del cuore, con lo
slancio che solo gli adolescenti riescono ad avere. Poi abbiamo scoperto una
comune passione per le storie e la scrittura e il primo progetto fu un romanzo
che immaginava tutta la nostra classe liceale trasformata nell'equipaggio di
un'astronave lanciata verso una missione impossibile. Custodiamo gelosamente
quel primo manoscritto, figlio delle suggestioni di Ufo Robot che proprio nel
1978 approdò sugli schermi italiani. Da lì non ci siamo più fermate perché la
scrittura è maturata, è diventata professionale, ma lo spirito è lo stesso di
quella prima storia. Quando scriviamo ridiamo e piangiamo come allora.
D: Per quanto riguarda la scrittura, c’è qualche caratteristica di Laura
che compensa qualcosa che manca a Loredana o viceversa?
R: Laura è una “grammarnazi”
che non accetta il minimo refuso, anche in fase di stesura e Loredana la odia
per questo. Loredana riscriverebbe all'infinito mentre Laura, forse a causa del
suo lavoro, ha grande fiducia nel "buona la prima", infatti minaccia
la socia di estirparle il tasto backspace (quello che cancella a ritroso) dalla
tastiera.
D:
Come scrivete in coppia? Vi incontrate e discutete
della trama, vi mandate per email il testo e poi lo correggete? Volete
raccontarci come avviene il processo creativo a due, o dare qualche consiglio a
chi volesse imitarvi?
Siamo
inimitabili. E non per bravura o qualità di scrittura, sia chiaro. Ma due che
scrivono insieme a 41 anni - quarantuno, capite? - hanno sviluppato la capacitÃ
di leggersi dentro a vicenda, una forma di telepatia letteraria. Nessuna
divisione di capitoli o di personaggi. Ci si incontra, si discute la trama di
massima, si mette insieme un abbozzo, vago, di scaletta. Poi si inizia,
insieme, in due, davanti alla stessa tastiera. Sappiamo che è difficile da
capire, infatti è la domanda che ci fanno sempre e restano sempre insoddisfatti
dalla risposta. Per questo Loredana ha proposto di adottare il modello Troisi
(all'ennesima domanda sull'essere emigrante, avete presente?) La prossima volta
che ce lo chiederanno diremo che sì, ognuna scrive un pezzo, poi ce lo
scambiamo per email e via così.
D:
Per scrivere in coppia preferite la meticolosa
pianificazione dell’opera o lavorate “a briglia sciolta”? E se scrivete da
sole, cambiate metodo?
R: La meticolosa
pianificazione non ci appartiene. Definiamo la storia, poi vediamo che succede
e cosa decidono di fare i personaggi. Riguardo la scrittura in solitaria, torna
in campo quel famoso tasto per la cancellazione a ritroso. Loredana scrive benissimo,
ma sistematicamente cestina ciò che scrive. Laura no. Infatti ha pubblicato da
sola la serie "Diario vittoriano" composta da quattro volumi editi da
goWare, e un fantasy distopico, "I cercatori di pace", con dei
Merangoli.
D:
Discutete mai per un percorso narrativo che una
vorrebbe far intraprendere a un personaggio e magari non rispecchia la visione
dell’altra? Oppure siete sempre in sintonia anche su questo?
R: La sintonia
si crea. Succede che non si sia d'accordo, ma se ne discute. Magari si litiga
pure, e alla fine si trova la quadratura migliore per il personaggio e per la
storia.
D: La tecnologia ha cambiato radicalmente
il mondo dell’editoria e anche della scrittura: voi cosa ne pensate? E’ stato
un bene, il segno di progresso ed espansione oppure ritenete che l’accesso ai
mezzi tecnologici di scrittura abbiano in qualche modo “ingolfato” la narrativa
odierna?
R: Non ci sentirete mai lamentare
del fatto che tutti scrivono e nessuno legge. Primo, perché non è vero.
Secondo, perché chi scrive arricchisce il mondo. Detto questo, la tecnologia ha
una connotazione neutra. Non è colpa dei programmi di scrittura, delle app per
confezionare il best seller se anche chi è al primo approccio con la scrittura
ritiene di poter dire la propria. Noi abbiamo aspettato trent'anni prima di
tentare la pubblicazione. Sì, forse abbiamo esagerato. Ma anche presentarsi su
un gruppo di autori su un social e affermare di aver deciso (deciso???) di
scrivere un romanzo per pubblicarlo è un’esagerazione. Mettiamola così: gli
addetti ai lavori – che spesso si palesano su Facebook in modo più o meno
anonimo – dichiarano a chiare lettere che siamo una massa informe di incapaci e
che l’accesso all'editoria, quella vera, avviene per altre vie. Il
self-publishing o la pubblicazione con piccole realtà editoriali vengono
considerati una confessione di incapacità e di scarsa qualità del proprio
lavoro. Siamo d’accordo? No, ed evitiamo di esprimere il nostro parere perché
sarebbe passibile, a dir poco, dell’accusa di turpiloquio. La tecnologia ha
messo più o meno tutti in condizione di dire la propria. E quindi, sì, può aver
ingolfato la narrativa moderna. Ma ha anche dato la stura a sedicenti guru /
editor che ammanniscono corsi di scrittura creativa e magici decaloghi sul come
si confeziona un libro di successo. Questo, a nostro parere, è il vero
problema. Perché dovremmo imparare qualcosa da uno che ha pubblicato con la
Pizza&Fichi Edizioni un solo volume tirato in cinquanta copie? Eppure,
grazie ai social, succede anche questo.
D: Voi spaziate da
genere a genere, cercando di non lasciarvi inquadrare in uno specifico stile
narrativo. Ma avete scritto e pubblicato romanzi rosa, thriller, fantasy,
sci-fiction: siete d’accordo con chi afferma che un autore, per avere successo,
debba specializzarsi in un genere in particolare e che scrivere di vari generi
narrativi è dispersivo?
R: Possiamo non essere d’accordo,
ma è un fatto acclarato. Un esempio illustrissimo: Maurizio de Giovanni. Quando
ha tentato di affrontare un genere diverso dal giallo a tinte melò, ha ricevuto
vere e proprie stroncature. Eppure il suo “Guardiani” (primo di una trilogia
che, temiamo, non vedrà la luce) era una bella storia a cavallo tra
fantascienza e mistery. I lettori, per la maggior parte, sono degli inguaribili
poltroni. Scoprono un autore con un certo libro? Vogliono che quell'autore scriva ogni possibile variazione di quello stesso libro, fino alla nausea. E le
grandi CE questo pretendono. All'autore forniscono una ricetta precisa: mi ci
metti mezzo chilo di giallo, tre etti di sesso, due etti di politically correct
(leggi personaggi LGBT oppure una donna al vertice di una qualsiasi organizzazione),
un pizzico di ironia, un accenno a territorio e gastronomia correlata, un paio
di morti e, soprattutto, un/una protagonista seriale. Ecco, noi no. Non ci
riusciremmo. Non vorremmo riuscirci, capite? Perché se sai costruire una
storia, non è difficile fare un’operazione del genere. Ma il giorno in cui ci
dovessimo trovare a decidere un personaggio o una situazione in base a ciò che
il mercato editoriale si aspetta, appenderemmo la penna al chiodo e tanti
saluti. Noi scriviamo ciò che vorremmo leggere. E la serialità (intesa come
perpetuazione di cliché e situazioni) alla lunga disgusta anche se avesse il
sublime sapore della crema chantilly.
D: Molti dei
lettori di Crosswords sono - oltre che lettori accaniti - aspiranti scrittori:
un consiglio a chi sta cullando l’idea di scrivere un romanzo e uno per chi sta
cercando una casa editrice con cui esordire?
R: Agli aspiranti autori diciamo
“benvenuti nel mondo degli inguaribili sognatori”, però dobbiamo anche
avvisarli che son più spine che rose. Non dovrebbero avere fretta di lanciarsi
nella pubblicazione. Non dovrebbero accodarsi alle mode e alle modalità del
mercato. Non dovrebbero tradire le proprie peculiarità e scrivere “semplice”.
Dovrebbero leggere, tanto. Dovrebbero coltivare il dubbio di poter migliorare.
Dovrebbero saper riconoscere i maestri e mandare all'inferno gli affaristi che
pullulano ai margini del mondo editoriale. Dovrebbero esercitarsi tanto, anche
nello spulciare i siti delle case editrici. Non dovrebbero pagare, mai, per
pubblicare. E non dovrebbero puntare direttamente al self-publishing perché un
esordiente ha qualche chance di farsi prendere sul serio se è stato selezionato
da una casa editrice, mentre viene snobbato a prescindere se ha deciso di farsi
il suo bell’e-book artigianale, con la cover fatta in casa. Una sfilza di
condizionali perché poi basta farsi in giro sui social per scoprire esordienti
assoluti pronti, dopo il primo volumetto auto-prodotto, a dare lezioni di
editing e di marketing editoriale.
D:
L’ultima vostra fatica? Cosa state scrivendo o avete
appena terminato di scrivere?
R: Abbiamo
appena pubblicato un romanzo cui siamo molto affezionate, "Blucobalto", che coniuga i temi dell'ambientalismo e della tutela del mare
con un pizzico di fantasy, due belle storie d'amore e molta azione. Lo abbiamo
definito eco-thriller ma è sempre difficile per noi dare una collocazione da
scaffale alle nostre storie. Pare sia il nostro difetto principale. Intanto
abbiamo quasi terminato la stesura del terzo volume della trilogia Noir a
colori che pubblichiamo con il nostro marchio Falconecostantini. Si intitolerÃ
"Giallo sporco".
D:
Avete un sogno nel cassetto, un’idea o progetto
futuro al quale non avete ancora lavorato?
R: Abbiamo un sogno: trovare una bella
collocazione editoriale per un romanzo cui lavoriamo dal 1985. È una storia
d'amore, per noi LA storia d'amore, ambientata a Parigi, nel mondo della moda e
dell'arte, negli anni compresi tra il 1980 e il 1991. Siamo certe che farebbe
innamorare e commuovere molti lettori. Vedremo cosa riusciremo a fare, anche
perché è un bel tomo.
Grazie per questo
spazio e per aver ascoltato due sognatrici. Vorremmo aggiungere poche righe, se
possiamo. Sarebbe bello se non ci chiedessero più perché, pur facendoci
apprezzare dai lettori fidelizzati, non pubblichiamo con CE più importanti,
perché non scaliamo le classifiche, perché non scriviamo ciò che vuole il
mercato, perché non riusciamo a crearci un fan club di quelli che sciamano di
presentazione in presentazione per supportare i loro scrittori preferiti. Sono
domande oziose e le risposte sincere, ne siamo certe, non piacerebbero a
nessuno. Siamo due artigiane della scrittura. Ci diverte ciò che facciamo. E
diverte i nostri lettori. Ci sembra già un buon risultato.
Grazie per aver risposto alle nostre
domande,
Amneris Di Cesare
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